Arte e sport sono due mondi per alcuni inconciliabili. Si sono osservati con diffidenza reciproca, si sono sfidati e combattuti, ma il tabù dell’incomunicabilità ha avuto la sua tregua durante il convegno del 17 ottobre scorso quando nella Sala Giunta del Coni, il mondo sportivo rappresentato dalla Fids e parte del mondo delle Danze Accademiche si sono incontrate e hanno iniziato a dialogare.
L’incontro è stato l’occasione per presentare il progetto “Opera Prima” promosso da Stefano Baldini, illustrato alla presenza del maestro Renato Greco, ambasciatore per i progetti di riconoscimento professionale nazionale e di Edilio Pagano, vicepresidente vicario FIDS. All’incontro hanno partecipato Tuccio Rigano, Franco Miseria, Vinicio Mainini, Mauro Mosconi, Fabrizio Mainini, Stefano Forti, Andrè De La Roche, Marco Sassu, Mario Marozzi, Tanja Piattella, Luciano Melandri, Claudio Rocco, Stefano Vagnoli, Stefano Tordi e Tiziana Fiorveluti.
Dell’incontro e dei temi emersi abbiamo parlato con i maestri Mauro Mosconi e Vinicio Mainini.
Il convegno del 17 ottobre è stata una occasione di….
Mauro Mosconi: E stata un’occasione di confronto per vedere cosa possiamo dare ai ragazzi, agli atleti. Noi possiamo dargli la nostra sapienza e la nostra conoscenza. Quando sono stato a Rimini ai Campionati Italiani sono rimasto sorpreso di tutto.
Vinicio Mainini: Sono un professionista aperto alle novità, quindi mi piace ascoltare e condividere nuove idee e trovare possibilità di collaborazione. Nel convegno, a mio giudizio si sono buttate le basi per questa collaborazione proficua trovando una sintesi fra sport e danza. Purtroppo, quando si parla di sport e danza c’è come un fiume che li separa perché c’è incomprensione. Invece il messaggio che ci ha voluto dare il vicepresidente Pagano è stato quello di trovare una collaborazione, un tendere una mano al nostro mondo che negli ultimi 20 anni ha perso identità.
Siete stati entrambi giurati ai Campionati Italiani di Rimini, un’occasione anche quella?
M: Assolutamente. Sono rimasto colpito dell’organizzazione della FIDS, di quello che era stato creato, era tutto piacevole e ben fatto. E poi i ragazzi: ho visto grandissimo talento, tanto “materiale” umano su cui poter lavorare, su cui poter intervenire per renderli ballerini, atleti che, se seguiti attentamente, potrebbero fare cose eclatanti, uniche. Mi sono detto, che meraviglia che c’è.
V: Ai Campionati di Rimini quello che mi ha impressionato è stata l’organizzazione, era tutto perfetto. Ospitalità, competenza professionalità, tutto incredibile e allora ho pensato ‘se il buongiorno si vede dal mattino…’ Sono stato a giudicare la danza moderna e contemporanea e quello che ho trovato è stata professionalità e tanta qualità.
Cosa è per voi la danza?
M: Per ma la danza è narrazione. Io insegno la musicalità del corpo. Non bisogna farla solo vedere ma chi si approccia a questa disciplina deve saperla ascoltare con il corpo e con l’anima, solo così potrà farla sentire a chiunque. I ballerini sono strumenti che vanno accordati e seguiti con dedizione e attenzione. Quando mi hanno chiamato per partecipare al convegno chiedendoci di offrire il nostro contributo di esperienza per elaborare un percorso insieme di analisi, di studio e di collaborazione, ho accettato subito.
V: La danza è cultura, è arte. Ma non c’è tutela. Basta vedere cosa sta succedendo in questi giorni. Ci manca l’unità. Non siamo più uniti. Non si riesce a chiudere una pagina e ad aprire una nuova insieme, ognuno guarda al proprio pezzetto di giardino, questo per me è sempre stato il problema della danza in Italia. Dovremmo fare delle riunioni sempre più spesso, aprire tavoli di discussione arrivare a tracciare una strada comune, insieme. Quello che sta facendo la FIDS è qualcosa di positivo, io dico ‘parliamone’, vediamo dove si può arrivare avendo una casa comune, unica, avendo un unico obiettivo mantenendo le nostre identità ma in un’ottica di sviluppo. Bisogna essere collaborativi, sport e danza possono sviluppare sinergie, creare un ponte fra quello che può essere attività culturale e lo sport, fare da tramite per quello che ci manca.
Danze accademiche e sport possono essere facce di una stessa medaglia?
M: L’una ha bisogno dell’altra. Gli atleti devono essere seguiti. Bisogna insegnare la conoscenza della danza. Avere uno strumento importante ma non saperlo suonare al massimo delle proprie possibilità crea disarmonia. Ed è un peccato. Questi ragazzi devono chiedersi ogni giorno: ho voglia di sacrificarmi? Ho voglia di dare tutto? Sono disposto ad accettare tanti no? Sono disposto ad accettare le critiche? Sono disposto a dare la mia vita per lo sport? Queste sono le domande che si devono fare gli atleti.
V: Quello che io penso e che ci possa essere unione fra sport e danza. La danza in questo periodo non ha avuto nessun aiuto, nessuno che parlasse per lei. La FIDS invece lo ha fatto. Lo ha fatto dando una mano concreta e lo sta continuando a fare, e questo è da apprezzare. Io la penso in certo modo ma è un tema delicato, non tutti la pensiamo alla stessa maniera. Io sono convinto che ci possano essere tanti punti di forza, di incontro e di dialogo. Aprirsi a nuove opportunità è una cosa ottima, non deve esserci chiusura verso chi ti tenda una mano e ti dice ‘dialoghiamo’.
Cosa vi augurate per le Danze Accademiche?
M: Mi auguro che si possano avvicinare al nostro mondo sempre più ragazzi vogliosi di apprendere e di sacrificarsi. È importante essere completi, studiare più discipline, aumentare le proprie conoscenze. Più aumenti le tue conoscenze, le tue capacità più ti completi e diventi autorevole in quello che fai e viene riconosciuta la tua autorevolezza. Mi piacerebbe parlare con loro per dargli queste conoscenze, questa sapienza per fargli capire l’essenza della danza e per farli diventare donne e uomini con i loro ruoli e le loro prerogative. È la danza che sceglie noi, non siamo noi che la scegliamo. Io non faccio il ballerino, io sono un ballerino, sono nato così. Ai ragazzi bisogna dare questi informazioni, bisogna infondere questi insegnamenti altrimenti rischiano di essere solo degli esecutori e non dei ballerini. La differenza è sostanziale.
V: La situazione è molto peggiorata negli ultimi anni, adesso i ragazzi che sono nelle scuole non hanno uno sbocco lavorativo, non sanno dove andare. Ovviamente mi auguro che le cose possano cambiare, che ci sia lavoro per i ragazzi, che ci sia uno sviluppo delle scuole, che le compagnie, quelle poche che sono rimaste, possano lavorare e crescere e dare la forza per farne nascere di nuove, per sviluppare il nostro settore e per farlo decollare. Spero che per i giovani ci sia un futuro davanti, io sono a loro disposizione.