«Senza la conoscenza della nostra storia non si può vivere il nostro futuro»: ne è convinto Domenico Simeone, responsabile tecnico nazionale della disciplina Danza Nazionali (Ballo da Sala e Liscio unificato) che in questa intervista ha tracciato un percorso storico-didattico-sportivo attraverso il quale cercare di non disperdere ma di rilanciare e difendere l’immenso patrimonio di conoscenza, di storia e di tradizione del ballo in Italia.
Nel frattempo appuntamento per tutti gli atleti delle Danze Nazionali e Liscio Tradizionale al 3 novembre 2019, presso il Palasport Pala Yamamay di Busto Arsizio (VA), alla prova di Coppa Italia valida per la ranking nazionale 2019/2020.
Come è la situazione del settore Danze Nazionali?
Nel panorama nazionale, il ballo da sala e il liscio unificato hanno risentito di un calo di unità competitive generale. In questi anni è cambiato l’approccio a questo tipo di danze. Negli anni passati invece c’era una grande diffusione. Erano e sono danze sociali, che nascono e sono tradizione italiana. Si ballavano nelle balere e adesso si ballano nelle piazze e durante le feste all’aperto. Sono il primo approccio per entrare nel mondo della danza sportiva.
Cosa è cambiato?
Negli anni 90 c’erano meno scuole di ballo, c’era un’idea di ballo legata prettamente al sociale, alla collettività. Si ballava per divertirsi e il concetto era sapersi muovere per partecipare alle feste e al ballo di piazza. Chi ballava, ballava Ballo da Sala e Liscio Unificato. Poi con il passare del tempo il ballo da sala è stato codificato con delle figurazioni tecniche e in quegli anni il ballo da sala era la disciplina di ingresso per il mondo delle competizioni.
Come lo spiega?
Col passare del tempo le persone si sono avvicinate sempre di più alle danze standard abbandonando le discipline tradizionali. Nel corso degli anni quindi il liscio e il ballo da sala sono state accantonate e chi pratica questa attività lo fa in una sorta di “riserva” territoriale, non si arrendono al tramonto di queste specialità.
Riserve territoriali?
Certamente. Le Danze Nazionali sono territorialità. In particolare, il Liscio unificato è concentrato al Nord, precisamente in Lombardia e Piemonte dove la tradizione di questi balli è radicata, praticata e partecipata. Nel corso degli anni un’altra ragione di allontanamento è stato il considerare e identificare il ballo da sala e il liscio come i balli degli anziani. I giovani, naturalmente, non sono attratti.
Perché?
Perché sono balli che prima si ballavano nelle balere ora è difficile trovare luoghi di aggregazione che possano coinvolgere i giovani, le scuole dove si insegna la danza, la maggior parte di esse, non hanno programmi di Liscio e Ballo da sala e anche le musiche che vengono associate alle discipline sono melodie che non invogliano i giovani.
Cosa di potrebbe fare?
Ad esempio, attualizzare i brani musicali diversificandone le musicalità con arrangiamenti moderni. Le musiche hanno un ruolo molto importante. Un conto è ballare il Valzer lento sulle musiche del Danubio Blu altro approccio potrebbe essere quello di ballarlo sulle musiche di Vasco Rossi o di Ligabue.
E poi….
Dal mio punto di vista bisogna iniziare dalle danze nazionali per poi entrare nel circuito competitivo. Alcuni amici, colleghi di Standard si stanno rendendo conto che iniziano a scarseggiare le coppie di ballerini sulle quale puntare perché mancano i fondamentali. Mancano la conoscenza della storia e della tradizione, mancano le basi per approdare nel mondo della competizione. È come se volessi andare all’Università senza aver conseguito la maturità.
La sua ricetta?
Figurazioni obbligatorie di base che ti aiutano a gestire meglio il corpo mentre le danze standard hanno un livello di base con un coefficiente di difficoltà più alta. Nel ballo da sala hai il corpo frontale rispetto alla dama con movimenti precisi mentre nelle Standard c’è più improvvisazione e il livello di difficoltà è maggiore. È altresì vero che secondo la mia esperienza i ballerini che hanno seguito un percorso didattico partendo dal ballo da sala attualmente si trovano in posizioni di rilievo nelle danze Standard. Rilanciare questa disciplina partendo dal sociale, dai corsi collettivi insegnando alcune regole di base, mettendo al centro il ballo e il divertimento. Bisogna iniziare dal divertimento, far divertire chi si approccia al mondo della danza per la prima volta, poi piano piano si può farlo entrare nel mondo dei livelli competitivi.
Non rischia di avere una dispersione più alta?
No! Sono convinto di una cosa. Rendendolo propedeutico, il ballo da sala potrebbe attirare e avvicinare anche gli insegnanti di altissimo livello che formerebbero nuovi ballerini che potrebbero diventare poi atleti sportivi, competitivi. Il ballo è socialità e divertimento, muovi il tuo corpo in base alla musica, poi la tecnica viene dopo è come quando vai a scuola. Ad un bimbo non si insegna subito a scrivere ma si arriva piano piano, insegandogli prima vocali e consonanti.